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Dall'Italia alla Grecia per la libertà di movimento contro i confini - No Border Camp a Salonicc


La chiusura dei confini interni ed esterni è una politica che non risparmia nessuno Stato. A Idomeni e Lesbo vediamo il volto peggiore dell'Europa, ma la violenza esercitata dal rifiuto di accogliere i migranti è visibile ogni giorno in tutto il territorio europeo. Il respingimento dei migranti e la violazione dei loro diritti si riflette nel disegno di sospensione della libertà di circolazione all'interno dello spazio Schengen, che molti paesi UE hanno da mesi attuato, basti pensare al progetto di chiusura del confine italo-austriaco del Brennero da parte del Governo austriaco. Le manifestazioni che in Italia hanno contestato questo progetto, anche radicalmente, hanno saputo esprimere il dato forte e netto di un rifiuto non negoziabile a qualsiasi opzione nazionalista rispetto a temi centrali come la mobilità e la cittadinanza, e hanno posto un ostacolo al ritorno del filo spinato tra Italia e Austria.

E' evidente che la cosiddetta crisi dei rifugiati è in realtà una crisi della “fortezza Europa”, di un modello politico basato sulla selezione degli ingressi, sullo sfruttamento dei migranti, sulla libertà di circolazione a geometria variabile.

Questo modello si sgretola davanti all'impossibilità di una gestione securitaria ed escludente del fenomeno migratorio. Nonostante il fallimento del piano delle relocation voluto da Juncker con l'Agenda Europea delle Migrazioni, le socialdemocrazie europee si ostinano a eludere le proprie responsabilità anche al prezzo di accordi scellerati con dittatori e regimi. E' il caso del patto UE-Turchia di cui già vediamo le conseguenze: deportazioni e respingimenti a fuoco dei rifugiati siriani nei territori della guerra, costruzione di campi profughi militarizzati e disumani, legittimazione della deriva nazionalista e totalitaria del regime di Erdogan.

Con accordi bilateriali e migration-compact si trasforma la cultura dei “diritti umani”, mentre con il sistema hotspot si sovverte il diritto di asilo, diventato prerogativa di poche nazionalità, in aperta violazione della Convenzione di Ginevra e della stessa normativa europea.

Questi dispositivi di esclusione e marginalizzazione sono funzionali alla retorica dell'assedio e della paura, alimentate dai partiti di destra per invocare una escalation di soluzioni repressive e xenofobe.

Da parte nostra crediamo invece che ci sia una sola possibilità per rispondere alla domanda di futuro e di pace che i movimenti migratori pongono ai paesi europei: percorsi sicuri di arrivo diretto e garantito, una accoglienza diffusa e di qualità nei territori, una cittadinanza europea aperta. Ma queste rivendicazioni sono ancorate alle lotte che ogni giorno portiamo avanti per il diritto al reddito e a condizioni di lavoro degne, per il diritto all'abitare, contro le misure di austerity imposte dalla governance finanziaria, per la difesa di beni comuni come la sanità, la scuola, l'università, contro la speculazione e per lo sviluppo rispettoso del territorio e delle sue risorse.

Per questo riteniamo fondamentale una mobilitazione transnazionale contro i confini, connettendo tra di loro tutte quelle esperienze europee di collettivi, associazioni, movimenti che ogni giorno lottano con i migranti e per la costruzione di una alternativa concreta al dominio di pochi su molti.

Come abbiamo appreso al Brennero la partit è ancora aperta, nessuna barriera può resistere se abbiamo il coraggio di violarla.

Con questo spirito, quello di chi si sente cittadino del mondo, parteciperemo al No Border Camp che si terrà a Salonicco dal 15 al 24 luglio.

La costruzione di un'Europa nuova passa anche per la lotta contro le nuove frontiere!

Centri sociali dell'Emilia-Romagna

Lab Aq16 Reggio Emilia, csTPO e Labas Occupato Bologna, Casa Madiba Network Rimini

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