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Costruire autonomia contro patriarcato ed estrattivismo: 26 anni dal levantamiento dell’EZLN


Dopo il segundo encuentro de mujeres que luchan la carovana di Ya Basta Bologna in Messico ha partecipato al 26° anniversario dal Levantamiento contra el olvido che ogni anno tra il 31 dicembre e il primo gennaio celebra l’uscita allo scoperto dell’esperienza zapatista. Proprio nel giorno dell’entrata in vigore del NAFTA (North American Free Trade Agreement), un trattato di libero commercio tra Canada, Stati Uniti e Messico, migliaia di indigeni chiapanechi si sollevarono al grido di Ya Basta! rivendicando il diritto ad educazione, giustizia, democrazia, pace, casa, salute e lavoro.

La celebrazione di quest’anno si è svolta principalmente in due momenti: il primo atto nel pomeriggio che ha visto una sfilata di insurgentes e insurgentas prima del discorso in tojolabal e in spagnolo del SubComandante Moisés; il secondo atto alla mezzanotte (ora zapatista) con gli interventi del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno. I due atti sono stati intervallati da balli, musica e performance artistiche che sono andati avanti fino al mattino del giorno seguente e durante i quali le basi di appoggio, i miliziani e solidali hanno festeggiato l’anniversario. La scelta di Moisés di ricordare in apertura del suo discorso un racconto del guerrigliero Maya Jacinto Canek riassume lo spirito delle parole che sarebbero poi seguite durante tutta la giornata nei diversi interventi: la storia infatti racconta di un popolo sotto attacco che riesce a difendersi non grazie ai suoi uomini più sanguinari né grazie a quelli più forti ma grazie a tutti quelli che con degna rabbia volevano proteggere la propria terra e i propri cari. Due sono gli assi principali lungo i quali si è sviluppato il suo discorso e successivamente sono stati ripresi anche da gli altri Comandanti. Il primo è stato la lotta femminista, ricordando quanto emerso nella tre giorni delle donne di cui abbiamo già parlato. Il secondo invece la difesa della Madre Terra e dei popoli originari che la abitano contro i mega-progetti, in particolare il Tren Maya, il Corredor Transístmico e il Proyecto Integral Morelos. Rispetto a quest’ultimo è stato ricordato l’attivista e giornalista del CNI Samir Flores, ucciso il 20 febbraio scorso proprio mentre era impegnato nella lotta contro l’apertura del gasdotto. Tutte queste grandi opere rischiano di colpire non solo gli zapatisti ma anche tante altre realtà messicane - indigene e non - minacciando territori, tradizioni e tessuto socio-economico delle comunità locali. Il Sub Moisés si è anche soffermato sull’ultimo incontro del Foro en defensa del territorio y de la Madre Tierra che si è tenuto il 21 e 22 dicembre nel nuovo caracol dedicato proprio a Jacinto Canek, già sede del CIDECI. In quest’occasione, infatti, è emerso come oltre ai tre già citati mega-progetti ce ne siano molti altri sparsi su tutto il territorio messicano che costituiscono altrettante minacce. Quello che sembra accomunare entrambe le lotte, quella contro il patriarcato e quella contro il capitalismo, è il fatto di essere lotte per la vita: per la vita degna delle donne contro la violenza di genere e per la vita della Madre Tierra e dei suoi abitanti contro l’estrattivismo e lo sfruttamento dei territori.

Passano gli anni, cambiano i volti e le strategie, ma i nemici sono gli stessi di 26 anni fa. Come nel ’94 gli zapatisti si sono sollevati per difendere la propria vita, così promettono di fare nuovamente. Questa volta senza dover ricorrere necessariamente all’uso delle armi ma non per questo meno determinati nel continuare a costruire la propria autonomia, non con false consulte popolari o progetti sviluppisti, ma con educazione, salute e buon governo. Queste le parole dell’offerta zapatista alla propria causa: Nelle nostre montagne abbiamo fatto un’offerta alla Madre Tierra. Al posto di una bevanda, le abbiamo dato da bere il sangue dei nostri caduti nella lotta. Al posto di pollo le abbiamo offerto la nostra carne. Al posto di tortillas, le abbiamo offerto le nostre ossa, perché siamo fatti di mais. E abbiamo fatto questa offerta non per chiedere permesso alla terra di distruggerla, venderla o di tradirla. Abbiamo fatto quest’offerta solamente per avvisare la Madre Tierra che la difenderemo. La difenderemo fino alla morte, più precisamente.

Qua la trascrizione intera del discorso del SubComandante Moisés: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2019/12/31/palabras-del-ccri-cg-del-ezln-en-el-26-aniversario/

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