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#UNDÍASINNOSOTRAS: 8 e 9 marzo femminista in Messico

In occasione delle giornate di mobilitazione transnazionale dell’otto e nove marzo, migliaia di donne si sono riversate nelle strade delle principali città del Messico per farsi ascoltare e per rendere visibile la loro rabbia e la loro stanchezza per il clima di violenza nel paese. Nell’ultimo anno in media sono state uccise dieci donne al giorno, una cifra impressionante e mai raggiunta prima.



A Città del Messico più di 100.000 donne (secondo le stime ufficiali, ma il numero è sicuramente più grande) hanno marciato a partire dal monumento alla Revolución arrivando fino allo Zocalo capitalino.

Nel primo spezzone del corteo hanno sfilato le madri e le famiglie delle donne vittime di femminicidio e delle desaparecidas portando tra le mani delle croci rosa su cui era inciso il nome delle proprie care scomparse.

Il secondo spezzone invece è stata riservato alle madri che hanno scelto di manifestare portando con sé i propri figli. Qualche settimana fa, infatti, il caso di Fatima — bambina di 7 anni torturata e uccisa — ha scatenato la rabbia di centinaia di madri che hanno visto le loro figlie subire un destino simile. In tante hanno sfilato con passeggini e cartelli che riportavano slogan come “In Messico è un rischio essere bambini" o “Manifesto per Fatima, che aveva 7 anni come me".

Anche le donne Otomi, quelle del CNI e del CIG si sono aggiunte al corteo rivendicando un Messico libero dalla violenza machista e capitalista, denunciando lo sfruttamento dei popoli indigeni di tutto il paese che in questo periodo si manifesta soprattutto attraverso i mega-progetti pianificati dal governo AMLO.



L'enorme marea ha fatto diverse soste durante la marcia e dato vita ad azioni e performance: dai pugni chiusi al cielo al minuto di silenzio assoluto seguito da un grido liberatorio. É stata anche gettata della vernice rossa all’interno di alcune fontane per simboleggiare il sangue versato. La rabbia femminista ha preso di mira diversi monumenti incontrati lungo il corteo come forma di protesta per rompere il silenzio e l’immobilismo rispetto alla violenza di genere nel paese.

Una volta che il corteo ha raggiunto lo Zocalo, è salito a gran voce il coro “el estado opresor es un macho violador” rivolto al Palazzo Nazionale — sede del governo — per esigere che il Presidente faccia giustizia per le loro sorelle uccise e sparite. Alcune attiviste hanno anche attaccato il portone principale.

Infine un collettivo di artiste ha dipinto il nome di 3.000 donne vittime di femminicidio nella piazza.


Anche nei territori zapatisti, qualche giorno fa, le zapatiste hanno pubblicato un comunicato in cui hanno annunciato la loro adesione sia alla giornata dell’otto — come era già stato deciso durante il Segundo Encuentro de Las Mujeres que Luchan tenutosi a dicembre 2019 —che a quella del nove lanciata dal collettivo Las Brujas del Mar di Veracruz: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2020/03/01/no-necesitamos-permiso-para-luchar-por-la-vida-las-mujeres-zapatistas-se-unen-al-paro-nacional-del-9-de-marzo/


Per il nove infatti è stato convocato il primo sciopero nazionale femminista #undíasinnosotras. In Messico il 40% della forza-lavoro è costituita da donne, ma il gap salariale con gli uomini è del 34% secondo i dati del Consejo Nacional para Prevenir la Discriminación (Conapred). Le indicazioni che sono state date a tutte le donne del paese includono astenersi dal lavoro produttivo e riproduttivo, dallo studio, dai consumi e dalle attività sui social media.

Lo sciopero ha avuto come finalità il rendere visibile la violenza sistematica che subiscono le donne, esprimere solidarietà con le vittime di femminicidio, fare rete con il resto della società e mostrare i numerosi ruoli che le donne hanno.


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